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Codice dei contratti: asse ANAC – Banca d’Italia contro gli “abolizionisti”

«È stato osservato – ma lo abbiamo visto anche noi – che con l’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti, c’è stato un calo dei bandi. Ci siamo chiesti se le norme non abbiano scoraggiato le opere oppure se, invece, il calo era dovuto a un periodo di necessario adattamento. Ora abbiamo visto che l’importo complessivo degli appalti è andato risalendo; con un aumento che si è chiuso vicino a un 10%. Questo sembrerebbe avvalorare la seconda situazione, e afferma la necessità di mantenere in vita il codice dei contratti». Con queste parole il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, si è schierato in difesa del codice dei contratti. Il passaggio era contenuto nel saluto iniziale che il governatore ha pronunciato nel ruolo di ospite dell’iniziativa dell’Anac dedicata ai responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza provenienti da varie Pa italiane, accolte nel centro convegni della Banca d’Italia. «Se è vero – ha aggiunto Visco – che c’è stato un adattamento laborioso (al nuovo codice dei contratti, ndr) dobbiamo garantire anche nel breve tempo che i tempi di risposta siano i più bassi possibile e che le procedure siano le più semplici possibile. È importante per tutti, non solo per le imprese». Musica per le orecchie del presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, che ha ringraziato Visco e si è anche tolto qualche sassolino dalla scarpa. «Accogliamo molto positivamente le belle parole del Governatore sul Codice degli appalti», ha detto il presidente dell’Anac. «In campagna elettorale – ha proseguito Cantone – qualcuno ha detto: aboliamo il Codice degli appalti. Ma per andare dove? Benvengano, invece, i miglioramenti possibili, ma noi abbiamo bisogno, come dice il governatore Visco, di una situazione di stabilità». Il codice, insomma, non si tocca, se non per migliorarlo, affinarlo, perfezionarlo (soprattutto completarne l’attuazione, visto che mancano ancora molti provvedimenti all’appello); m a certamente non si cancella. Con buona pace degli “abolizionisti”.

(Fonte: Il Sole 24 Ore)