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Approvata la raccomandazione europea sugli appalti. Sarà la volta buona per la creazione della figura del buyer pubblico?

a cura del dott. Marco Boni, direttore responsabile di News4market.

“Costruire un’architettura per la professionalizzazione degli appalti pubblici”

La Commissione evidenzia che gli appalti pubblici sono uno strumento per conseguire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Tale strumento potrebbe avere un impatto economico significativo contribuendo all’attuazione dell’agenda della Commissione per la crescita, l’occupazione e gli scambi transfrontalieri. Appalti pubblici efficienti, efficaci e competitivi costituiscono un elemento essenziale per il buon funzionamento del mercato unico, come pure un importante canale per gli investimenti europei.

Le direttive sugli appalti pubblici adottate nel 2014 prevedono una serie di strumenti che consentono agli Stati membri di avvalersi in modo più efficiente e strategico degli appalti pubblici. Nuove sfide emergono nel settore degli appalti pubblici, poiché ci si attende sempre più che sia dimostrato un uso ottimale dei fondi pubblici a fronte di sempre maggiori restrizioni di bilancio; vengano sfruttate le possibilità offerte dalla digitalizzazione e dall’evoluzione dei mercati; sia apportato un contributo strategico agli obiettivi politici orizzontali e a valori sociali quali l’innovazione, l’inclusione sociale e la sostenibilità economica e ambientale e che sia migliorata il più possibile l’accessibilità e le parti vengano responsabilizzate per ridurre al minimo inefficienze, sprechi, irregolarità, frodi e corruzione, nonché per creare catene di approvvigionamento responsabili.

Garantire l’applicazione efficiente delle norme sugli appalti pubblici a tutti i livelli è necessario per trarre il massimo vantaggio da questa leva essenziale per gli investimenti europei, come illustrato nel piano di investimenti per l’Europa, e per realizzare un mercato unico più forte.

L’efficienza figura anche tra gli elementi da migliorare nell’ambito degli appalti pubblici quali evidenziati attraverso il processo del semestre europeo. Occorre pertanto garantire la massima efficienza nell’uso dei fondi pubblici e gli acquirenti pubblici dovrebbero essere in grado di approvvigionarsi secondo i più elevati standard di professionalità.

Rafforzare e sostenere la professionalità degli operatori nel settore degli appalti pubblici può contribuire a promuovere l’impatto di tali appalti nell’intera economia. L’obiettivo della professionalizzazione degli appalti pubblici deve essere inteso in senso ampio, in modo da riflettere il miglioramento complessivo dell’intera gamma di abilità, competenze, conoscenze ed esperienze professionali delle persone che svolgono o contribuiscono a svolgere compiti relativi alle procedure di appalto. È compreso l’intero ambito di attività dei funzionari responsabili degli appalti pubblici coinvolti in qualsiasi fase della procedura, dall’individuazione delle necessità alla gestione dei contratti.

Occorre quindi sviluppare l’architettura politica adeguata per la professionalizzazione: per avere un impatto reale, è opportuno che ogni politica di professionalizzazione possa contare su un sostegno politico di alto livello. Ciò significa definire chiaramente le responsabilità e i compiti attribuiti alle istituzioni centrali, sostenere gli sforzi compiuti a livello locale, regionale e settoriale, garantire la continuità tra cicli politici, utilizzando, ove opportuno, le strutture istituzionali che promuovono la specializzazione, l’aggregazione e la condivisione delle conoscenze. Relativamente alle risorse umane, occorre migliorare la formazione e la gestione delle carriere dei professionisti degli appalti pubblici.

Gli Stati membri dovrebbero sviluppare adeguati programmi di formazioneiniziale e permanente — basati sui dati e sulla valutazione delle necessità, nonché, se disponibili, sui quadri delle competenze. Gli Stati membri dovrebbero inoltre sviluppare e sostenere l’adozione da parte delle amministrazioni aggiudicatrici/degli enti aggiudicatori di solidi sistemi di gestione delle risorse umane, di pianificazione delle carriere e di motivazione specifici per le funzioni in materia di appalti pubblici al fine di attirare e trattenere personale qualificato in tali funzioni e di incoraggiare gli operatori a migliorare la qualità e ad adottare un approccio più strategico agli appalti pubblici, ad esempio mediante:

  • sistemi di riconoscimento e/o di certificazione in grado di identificare e premiare adeguatamente le funzioni in materia di appalti pubblici;
  • strutture di carriera, incentivi istituzionali e un sostegno politico per realizzare risultati strategici
  • premi di eccellenza per promuovere le buone pratiche in settori quali gli appalti pubblici innovativi, verdi e socialmente responsabili o la lotta alla corruzione.

Sin qui i “desiderata”dell’UE, che, tra l’altro, danno voce, condivisione e legittimazione istituzionale ad esigenze – inascoltate in ambito nazionale – che anche i professionisti e gli addetti di settore da sempre manifestano. Tra il raccomandare e il fare c’è di mezzo la volontà politica di “investire” nella professionalità dei funzionari pubblici, obiettivo strategico che ben l’UE evidenzia, il che presuppone una decisa inversione di rotta. Abbiamo assistito negli anni alla deprofessionalizzazione della funzione di provveditore economo, a suo tempo tipizzata, in ambito sanitario, addirittura dalla legge di riforma ospedaliera del 1968, poi abrogata con l’istituzione del SSN.

Registriamo un perdurante vuoto formativo di parte pubblica, un improvvido turn over nella funzione degli approvvigionamenti, cui non viene riconosciuta alcuna specificità tecnica e per l’esercizio della quale si considera sufficiente avere sotto mano la legge sugli appalti. Le ipotesi di costituzione di albi o registri professionali, l’accesso selettivo alla funzione, vengono liquidate come rivendicazioni corporative. Vedremo se la strigliata dell’UE sortirà qualche effetto.