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L’andamento della spesa farmaceutica nel 2016

a cura del dott. Marco Boni, direttore responsabile di News4market.

Nel periodo gennaio-settembre 2016 diminuisce la convenzionata, ma incrementa sensibilmente la distribuzione per conto e la diretta. Aumenta l’esborso per i ticket. Cresce la quota dei farmaci a brevetto scaduto e dei generici/equivalenti. Fuori controllo la spesa ospedaliera. Nelle gare ospedaliere diminuisce il numero dei lotti e si afferma la procedura del Sistema dinamico di Acquisizione. Diminuisce la partecipazione delle imprese alle gare, per effetto della compressione dei prezzi.

Secondo dati Federfarma, la spesa farmaceutica convenzionata netta SSN, nel periodo gennaio-settembre 2016, ha fatto registrare una diminuzione del –3,6% rispetto allo stesso periodo del 2015. A tale diminuzione corrisponde, tuttavia, un sensibile aumento della spesa per farmaci acquistati dalle ASL e distribuiti dalle farmacie in regime di distribuzione per conto DPC (+8,7% nei primi nove mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015; dato Promofarma).

A fronte della diminuzione del numero delle ricette prescritte in regime convenzionale, calato del -1,9% rispetto ai primi nove mesi del 2015, si registra un rilevante aumento del numero delle prescrizioni di farmaci in DPC (confezioni in DPC: +10,4%). Prosegue il trend discendente del valore medio netto delle ricette in regime di convenzione, diminuito nel periodo in esame del -1,8% (lordo: -1,1%). In regime convenzionale sono stati, quindi, prescritti meno farmaci di prezzo mediamente più basso.

Il calo di spesa e ricette è legato, oltre che al crescente ricorso alla distribuzione diretta e alla distribuzione per conto da parte delle ASL (voci di spesa che complessivamente sono aumentate del +23,1% nei primi 8 mesi del 2016, dato AIFA), alla revisione del prontuario, stabilita con Determina AIFA del 6 ottobre 2015 che ha previsto una riduzione di prezzo di medicinali di fascia A coperti da brevetto o inseriti nelle liste di trasparenza, e agli interventi volti al contenimento delle prescrizioni promosse dalle ASL nei confronti dei medici.

Nei primi nove mesi del 2016 le ricette sono state oltre 439 milioni, pari in media a 7,24 ricette per ciascun cittadino. Le confezioni di medicinali erogate a carico del SSN sono state oltre 834 milioni, con una diminuzione del -1,4% rispetto allo stesso periodo del 2015. Ogni cittadino italiano ha ritirato in farmacia in media 13,8 confezioni di medicinali a carico del SSN.

QUOTE DI PARTECIPAZIONE A CARICO DEI CITTADINI

L’incidenza sulla spesa lorda delle quote di partecipazione a carico dei cittadini è ulteriormente aumentata: era pari al 13,5% nel mese di settembre 2015, è salita al 14% a settembre 2016.
Nelle Regioni con ticket più incisivo le quote di partecipazione hanno un’incidenza sulla spesa lorda tra il 12,1% e il 21% (in Valle d’Aosta che ha introdotto il ticket sui farmaci dal 1° gennaio 2016).
Complessivamente, nei primi nove mesi del 2016, i cittadini hanno pagato oltre 1 miliardo e 227 milioni di euro di ticket sui farmaci, di cui oltre il 66% (dato AIFA) dovuto alla differenza di prezzo rispetto al farmaco equivalente meno costoso.

FARMACI A BREVETTO SCADUTO

Continua ad aumentare l’incidenza dei farmaci a brevetto scaduto inseriti nelle liste di riferimento che costituiscono ormai, a livello nazionale, oltre il 77% delle confezioni erogate in farmacia in regime di convenzione con il SSN e il 56% della spesa. Cresce anche l’incidenza dei farmaci equivalenti/generici che costituiscono oltre un quarto delle confezioni erogate per una spesa pari a oltre il 16% del totale, con una situazione però diversificata a livello regionale.

ANDAMENTO DELLA SPESA A LIVELLO REGIONALE        

Il calo della spesa, generalizzato in tutte le Regioni, è particolarmente marcato in Valle d’Aosta (-22,2%), a causa dell’introduzione del ticket fisso per confezione dal 1° gennaio 2016, in Molise (-10,2%) e in Sardegna (-7,5%).

I DATI DEL MONITORAGGIO AIFA DEI PRIMI 8 MESI DEL 2016

L’AIFA ha pubblicato i dati del monitoraggio della spesa farmaceutica regionale relativi ai primi 8 mesi del 2016. Tale pubblicazione conferma le analisi di Federfarma sull’andamento della spesa farmaceutica convenzionata netta, diminuita, nei primi 8 mesi del 2016, del -4% parallelamente a un calo del numero delle ricette (-2%) e a un aumento della spesa per farmaci di fascia A erogati da parte delle ASL in distribuzione diretta o per conto (+23,1%). Prosegue anche l’aumento delle quote di compartecipazione a carico dei cittadini (+1,3%), di cui oltre il 66% dovuto a importi pagati dai cittadini per coprire la differenza rispetto al prezzo di riferimento, importi in aumento del +2,9% rispetto ai primi 8 mesi 2015.

La somma delle voci che, fino al 31 dicembre 2016 (dal 1° gennaio 2017 sono previsti un tetto solo per la convenzionata e un tetto per gli acquisti diretti), rientrano nella spesa farmaceutica territoriale (convenzionata+diretta+dpc) dà luogo a un importo che, al netto del pay-back dovuto dalle aziende farmaceutiche, si attesta all’11,9% del Fondo Sanitario Nazionale, quindi al di sopra del tetto dell’11,35%, pur con una situazione diversificata a livello regionale. Lo sforamento, pari a 413 milioni di euro nei primi 8 mesi del 2016, è interamente dovuto all’incremento della spesa per farmaci acquistati dalle ASL e, quindi, come previsto dal DL n. 113/2016, convertito in legge a luglio, non attribuibile alle farmacie.

Prosegue, invece, in modo del tutto incontrollato l’andamento della spesa farmaceutica ospedaliera: i dati AIFA evidenziano come tale voce, anche nei primi nove mesi del 2016, continui a superare ampiamente il tetto programmato del 3,5%, superando il 5% del FSN, con uno sforamento pari a oltre 1,2 miliardi di euro in 8 mesi. Lo sforamento dell’ospedaliera riguarda tutte le Regioni, con la sola eccezione della Provincia autonoma di Trento.

FOCUS “GENERICI”

Il panorama industriale dei farmaci generici è ancora robusto: le imprese sono in crescita negli ultimi 5 anni in termini di ricavi (+42%), valore aggiunto (+28,4%), numero di dipendenti (+12,6%), retribuzioni (+26%) e investimenti materiali e immateriali (+5,6% e + 65,8%), con performance nettamente superiori rispetto alla media dell’industria farmaceutica. E’ quanto emerge dal secondo rapporto Nomisma sul Sistema dei Farmaci Generici realizzato per Assogenerici, che fa il punto su numeri, tendenze e prospettive di policy sull’industria dei generici in Italia. All’interno del comparto permangono pero’ delle debolezze strutturali: le aziende di farmaci generici faticano ad espandersi nel mercato di classe A (farmaci rimborsabili), dove detengono una quota di mercato a valore che è rimasta stabile negli ultimi tre anni (29%).

Nella classe di mercato C (farmaci non rimborsabili), conquistano quote con lentezza (7,8% nel 2015), mentre nel comparto ospedaliero conquistano quote di mercato rispetto agli originator, ma in una condizione di forte pressione sui prezzi. I farmaci non più coperti da brevetto rappresentano nel 2015 il 27% delle dosi consumate dalle strutture sanitarie pubbliche, ma a livello di valore incidono solo per il 2,1% della spesa, riflettendo cosi’ sia l’enorme divario di prezzo con i farmaci innovativi sia la costante pressione sui prezzi alla quale i farmaci a brevetto scaduto sono sottoposti tramite le procedure di gara ospedaliere.

All’interno della componente ospedaliera della spesa, si legge nel rapporto, i farmaci generici rappresentano meno di un quarto (22,4%) del valore totale dei farmaci a brevetto scaduto, percentuale in aumento, ma ancora inferiore rispetto a quella relativa ai volumi, a segnalare un prezzo unitario medio certamente più basso per i farmaci generici rispetto agli altri farmaci a brevetto scaduto.

LE GARE OSPEDALIERE (l’osservazione riguarda solo le gare pubbliche)

Dal punto di vista puramente descrittivo, negli ultimi anni è andato diminuendo il numero di lotti banditi (da 11.658 nel 2013 a 6.996 nel 2015) ed è avvenuto un cambiamento significativo nella tipologia di procedure utilizzate: nel 2011 il 73,8% dei lotti era bandito attraverso una procedura aperta e solo il 22% attraverso sistemi dinamici di acquisto (Sda); nel 2015 la maggior parte dei lotti è ormai bandita attraverso Sda (78,6%) e solo il 7,5% attraverso procedura aperta, mentre il restante (13,9%) attraverso procedura negoziata pubblicata.

Dal punto di vista della partecipazione delle imprese, due sono i dati significativi: innanzitutto, si conferma un elevato livello di lotti deserti: nella media 2010-2014 questo fenomeno ha riguardato circa il 20% dei lotti, salendo al 27% nel 2015.

In secondo luogo, il tasso di partecipazione alle gare ospedaliere da parte delle imprese è andato calando negli ultimi 5 anni, in particolare rispetto ai medicinali usciti dalla scadenza brevettuale da più tempo. Entrambi questi elementi segnalano il rischio di un’eccessiva pressione sui prezzi, con conseguente rischio di indebolimento della concorrenza e di rischi di interruzione delle forniture.

Permane la problematica legata al payback ospedaliero. Al di là del continuo contenzioso legale giocato attorno alla metodologia di calcolo del ripiano, occorre urgentemente individuare modalità che rendano sostenibili la spesa ospedaliera senza gravare ulteriormente sulle imprese di generici, che sono quelle che garantiscono in origine gran parte del risparmio nell’acquisto dei farmaci.

Secondo Nomisma «il sistema delle gare ospedaliere è stato molto efficiente nel contenere i costi, ma si trova adesso in una situazione in cui il peso per le imprese inizia ad essere difficilmente sostenibile, mettendo a rischio la sostenibilità dell’intero sistema. Per questo ogni intervento futuro dovrà essere calibrato nell’ottica della sostenibilità industriale per le imprese operanti nel comparto ospedaliero, che più di ogni altra sono sottoposte alla pressione dei prezzi. Gli interventi sul sistema farmaceutico non possono (più) essere guidati solamente da un approccio di contenimento dei costi. È necessario che ogni politica e ogni cambiamento delle regole sia orientato verso un’ottica economica di più ampio respiro, che tenga conto non solo degli effetti di breve termini sui bilanci pubblici, ma anche quelli di medio e lungo termine che derivano dalla crescita del tessuto industriale e produttivo».